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In questi ultimi anni si è verificata una ripresa di interesse e di studio per quel complesso fenomeno che negli anni settanta è stata la cosiddetta Pittura Analitica, una vicenda artistica forse troppo bruscamente liquidata nella memoria critica, schiacciata fra un ampio precedente problematico (l'Arte Concettuale) e l'onda montante di fenomeni di pur differenziato recupero della figurazione (la Transavanguardia, il Citazionismo, i Nuovi-Nuovi). Gli stessi studiosi che concorrono alla realizzazione di questa mostra hanno dato vita a lavori sistematici che hanno rimesso in luce le vicende di quel periodo, riproponendo più precise fisionomie per le varie fasi della Pittura Analitica, mentre studi internazionali come ad esempio quello di Anne Rorimer, New Art in the 60s and 70s. Redefinig reality (2001), ricollocano nel panorama complessivo del periodo alcune di queste esperienze. Questa stessa mostra presso il Museo di Villa Croce si inserisce in una necessaria volontà di rileggere l'esperienza della Pittura Analitica non solo nella connotazione italiana, ma in relazione alle diverse situazioni europee, anche in riferimento a quei caposaldi culturali (Josef Albers, Lucio Fontana, Piero Dorazio, fino a Robert Ryman) che hanno indirizzato alcuni tratti originari di queste ricerche e hanno costituito nel tempo un pervicace elemento di memoria, oltre che esempio di continuità operativa nell'ambito di queste.